Benchmark, originalità e furto

Mi sono spesso infuriato con gli studenti e i junior perché non facevano quello che si chiama «benchmark», ossia lo studio e il confronto di competitor e prodotti analoghi. Detta in parole povere: se stiamo progettando una sedia di plastica, studiare altre sedie di plastica; se stiamo progettando un libro, studiare altri libri. Quando chiedevo loro perché non avessero fatto benchmark, mi dicevano che volevano sviluppare una cosa loro, senza influenze esterne, volevano essere originali e creativi.

Io allora rispondevo: «Adesso prendete una cosa che vi piace e la ricopiate identica, la rubate».

Ho spesso obbligato studenti a rifare un logo rubando lo stile di un altro, anche con gli stessi colori e le stesse forme. Oppure a riprogettare il design di un’app ricalcando i colori e le icone di Netflix o Spotify.

Quando mi chiedevano perché, io rispondevo: «Ma come pensate che abbiamo imparato tutti?»

La prima volta che ho impaginato un mio romanzo, ho ricalcato la gabbia Feltrinelli. Ho preso un libro che avevo a casa e che mi piaceva (credo fosse Castelli di rabbia di Baricco) e l’ho riprodotto sul software per impaginare. Ma non credete che sia stata una passeggiata! Sono stato là ore e ore a misurare le distanze al millimetro, a cercare di indovinare la font utilizzata e l’interlinea. Ho fatto prove su prove e ho… imparato. Poi ho studiato un libro Einaudi, poi uno Adelphi, così ho iniziato a farmi l’occhio, a comprendere meglio alcune scelte di progettazione, il modo in cui poter posizionare i numeri. A poco a poco sono stato in grado di fare scelte autonome, che piacevano a me.

Ogni prodotto e opera intorno a noi – dalla sedia al televisore, al telecomando, al libro, all’interfaccia del cellulare, all’illustrazione che vediamo su Instagram – sono creati da mani esperte, da persone spesso più competenti di noi o più talentuose, dalle quali possiamo imparare e trarre ispirazione.

I grandi artisti del passato andavano negli atelier e per anni ricopiavano le opere dei maestri prima di sviluppare uno stile proprio, quindi non dobbiamo avere paura né di rubare, né di perdere la nostra originalità, anzi è vero l’esatto contrario: dobbiamo assorbire il più possibile, immagazzinare, tesorizzare, fare man bassa con umiltà. 

È importante anche per tracciare il nostro personale limite tra furto e ispirazione. È così terribile se qualcuno scoprisse Fabula e decidesse di sviluppare uno strumento simile per il Mail marketing? Sarebbe una copia sfacciata oppure semplice ispirazione? Pensiamo a Goethe: se si fosse fatto fermare dalla paura di essere un “copione” non avremmo il suo Faust, ma solo quello di Marlowe. E lo stesso vale per Thomas Mann, venuto dopo di loro. E che dire di Satispay, app di pagamenti che ha ripreso una singola funzione della cinese WeChat? Cosa sono loro? Dei furfanti o dei ragazzi talentuosi che hanno replicato un sistema funzionante e sono riusciti a riadattarlo in Italia?

Cosa succederebbe se avessimo la possibilità di riscrivere liberamente Harry Potter, Hunger Games, Il giovane Holden, Il grande Gatsby? Eh, non sarebbe un’opera così creativa, potrebbe dire qualcuno. Quindi dite che i Batman di Nolan non sono creativi? Haha. Capite che assurdità e che pregiudizi?

Copiate, rubate, prendete tutto ciò che volete, rielaboratelo e non abbiate paura. Lasciatevi ispirare veramente.

Estratto da Agguato creativo