Bollettino creativo n.119
Ieri Matteo è andato dalla sua maestra a lavorare su di sé e si è reso conto che il tempo dei giochi è finito. Non ha più voglia di dare spazio a questa tiritera di siamo simpatici, poi ci lamentiamo, poi troviamo una soluzione, poi mettiamo una pezza eccetera eccetera. È venuta l’ora di fare sul serio, di determinarci, di dire cos’è Sefirot e cosa vorremmo che diventasse.
Anche per il bollettino vale lo stesso. Finora siamo stati leggeri, ce la siamo cavata con la lista delle cose che abbiamo fatto in settimana e qualche takeaway. Vogliamo fare di meglio. Vogliamo aprire il cofano e farvi vedere come gira il motore. E perché no, farvi salire e portarvi lontano.
Il nostro modo di vedere. Noi siamo estremamente attenti, critici e inclementi. Vediamo che il mondo si è impigrito e impoverito e che molte delle cose che si trovano in giro sono carenti o malfatte, o ancora peggio fatte senza cuore né vera spinta creativa. Ci sono editori che pubblicano solo quello a cui il mercato è abituato; agenti letterari che chiedono un numero minimo di follower; distributori che vogliono solo le novità, non gli importa nemmeno del contenuto. Ma dove sta la creatività? Noi partiamo sempre da lì: dove c’è poco, c’è una grande possibilità.
Sefirot. Tra di noi abbiamo più volte chiamato Sefirot «Matteo’s madness». Non il sogno, non la visione. Madness, la pazzia. Perché sempre quella è stata: un dire sì, si può fare, e poi farlo per davvero, anche se tutti dicevano che non avrebbe funzionato, che non ne valeva la pena, che non era possibile. Ed è stata una pazzia contagiosa e tangibile, che ha coinvolto Andrea e poi tutte le persone che lavorano con noi e che hanno visto che non era una bufala, che si poteva fare sul serio.
Cosa vogliamo. Noi vogliamo essere quel contagio. Vogliamo essere di esempio. Se l’abbiamo fatto noi, possono farlo anche altri. Seguire le intuizioni anche se la ragione dice tutt’altro, fidarsi di se stessi; scrivere, costruire, lavorarci con attenzione, e avere il coraggio di metterci la faccia, di esporsi e di crederci. Siamo tra i creativi più bravi che conosciamo perché continuiamo a metterci in discussione, a volerci avvicinare a noi stessi, a voler fare di meglio. E vogliamo insegnare come si fa. Il mondo che c’è adesso non ci piace, ne vogliamo uno nuovo.
La nostra gioia. Quando raccontiamo Sefirot, diciamo sempre che è la prima volta che abbiamo un lavoro da cui non vorremmo licenziarci. È vero. Se qualcosa non ci va, siamo noi a doverlo cambiare. E se non siamo gioiosi, siamo noi i cretini. Siamo responsabili della nostra gioia.
E, visto che è una responsabilità importante, è davvero arrivato il momento di fare sul serio 😉
Con ❤️,
Matteo e Andrea
*** Bollettino creativo di Sefirot ***
In questo bollettino raccontiamo come gestiamo una casa editrice.
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