Bollettino creativo n.222

Bollettino creativo n.222

L’evento di mercoledì è andato fin troppo bene 😂 Ho tenuto sessioni di intùiti dalle 18 fino a poco prima di mezzanotte senza riuscire mai a fermarmi (grazie per chi è riuscito a passare 🙏)

Cosa succede quando spezziamo la routine. È stato strano non partecipare al Salone con lo stand. Ormai sembrava scontato che fosse una tappa obbligata, e mi sono sentito fuori luogo mentre entravo dai cancelli principali e non dal retro.

È anche stata una nuova esperienza. Erano anni che non frequentavo il Salone in qualità di visitatore e ho avuto l’occasione di fare quello che non sono mai riuscito a concedermi: ciondolare in giro, prendere appuntamenti e, alla sera, andare alle feste. Alla fine è stato più stressante che avere lo stand 😂

Uscire dalla mia routine, mi ha fatto capire che:

  • Non succede niente a non partecipare al Salone. Non è morto nessuno. Non c’è stato dramma. Non ho avuto la sensazione di dire «Oh, mio dio, cosa ho fatto?». Mi sono sentito libero.
  • Non mi stavo perdendo questo granché fuori dallo stand. È stata una splendida occasione per rincontrare vecchi amici e colleghi sparsi per l’Italia ma, a parte quello, l’ho trovato faticoso. Poco scambio e molta, troppa fretta.

La lezione più importante
Venerdì sono finalmente andato a una di quelle feste su invito a cui ho sempre sognato di partecipare da giovane, per avere la sensazione di entrare fisicamente nel mondo editoriale, per sentire di farne parte.

Alle due del mattino, quando il tavolo degli ospiti celebri si è alzato, il locale si è svuotato e, nell’arco di tre minuti, il novanta percento delle persone è andato via. Sono rimasto spaesato, mi sono chiesto per quale motivo fossimo tutti là.

Tornando a casa mi sono fatto un esame di coscienza. Perché volevo andare a quelle feste? Per conoscere qualcuno di importante? Per ottenere qualcosa? Perché ormai ci hanno insegnato che nel mondo vai avanti solo per relazioni?

🌈 Takeaway creativo: concentriamoci su quello che si può toccare
Mentre mi bombardavo di domande, mi sono accorto dell’aspetto più doloroso e grottesco: che non ero riuscito a parlare di libri con nessuno. Una delle motivazioni più bollenti che avevo era di trovare persone simili a me, con cui confrontarmi, e invece ho avuto la sensazione di essere stato in un posto a caso, tanto per far vedere a me stesso che c’ero.

Mi ha fatto venire ancora più voglia di stare da un’altra parte, a scrivere, pubblicare, progettare, a fare qualcosa di concreto, che si possa toccare.

Con ❤️,
Matteo


*** Bollettino creativo di Sefirot ***

In questo bollettino racconto come gestiamo una casa editrice.
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