Bollettino creativo n.273

Bollettino creativo n.273

La settimana scorsa sono stato in ritiro per seguire un training sciamanico. 

Mi chiedo spesso per quale motivo senta così tanto bisogno di lavorare su di me, di rimestarmi, di scoprirmi. Mi rispondo che è inevitabile: spingermi in profondità ha sempre avuto un impatto tangibile sulla mia capacità di esprimermi. Da dentro a fuori, «così in alto, così in basso».

Qual è la correlazione tra l’apertura del cuore e l’espansione dell’azienda? Tra un sogno premonitore e l’acquisto di una casa nuova? Tra un pianto liberatorio e l’idea per un romanzo? Non è spiegabile, quantificabile, eppure c’è. Da quando sono tornato dal ritiro, sento il bisogno di carteggiare il tavolo del nuovo studio (l’ho fatto a mano, per ore 😅). A cosa mi sto preparando?

C’è la moda oggi di chiedere consiglio a ChatGPT, e le sue risposte sono perfette, mirate, così razionali da risultare inattaccabili. Eppure non sono giuste, perché sono fredde, troppo di mente. L’azienda va male > cambia modello di business, fai test, bla bla bla. Ok, hai ragione, ma non mi rappresenta. Dov’è finito il legame tra dentro e fuori? Se non c’è, tutto va a rotoli, viviamo la vita di un altro.

Non siamo un algoritmo. La mente ha sempre ragione, ma noi non siamo solo quello. Siamo un cuore, un intestino, siamo un’anima e siamo interconnessi con gli altri e con il mondo. Perché dobbiamo avere a cuore il nostro sogno? Perché potrebbe essere di speranza per qualcun altro. Perché il solo provarci potrebbe spingere uno sconosciuto a fare lo stesso. Perché ridere, piangerci e faticarci sopra? Perché è quello che risuona, e se non risuona, nemmeno a noi, non serve a niente. Perché amerò quel tavolo? Perché l’ho carteggiato per ore e già adesso quando lo tocco il legno mi sembra più caldo.

Tutto questo non c’è nella mente. La mente vuole il meglio per noi, vuole che il passaggio da A a B sia lineare e semplice. Troviamoci un lavoro sicuro; prima il dovere, poi il piacere; facciamo le scelte più caute e ragionevoli. Ha molto senso ma non c’è emozione e quindi non c’è energia.

🌈 Takeaway creativo: diamo alla mente una nuova visione.

Chissene frega di andare da A a B. Io voglio andare da Me al mio Destino. E per farlo la strada è misteriosa. Se funzionasse davvero la mente, tutti sarebbero felici e farebbero ciò che li fa vibrare. Guardiamoci intorno. Haha. Direi che non è questo il caso.
Forse dobbiamo scendere a fare colazione al bar questa mattina perché ci sentiamo in trappola, e al bar ci verrà l’idea che cercavamo. Forse dobbiamo prenderci un momento per piangere e questo risolleverà l’azienda. Forse dobbiamo chiedere scusa e questo ci ridarà energia. Forse dobbiamo dimenticarci chi siamo stati fino a questo momento, e saremo di nuovo in grado di sognare.
Spieghiamo alla nostra mente che è utile, ma limitata, e che per navigare abbiamo bisogno di una stella polare ma non è il frutto di un calcolo, la troviamo dentro di noi, in un cielo ben più profondo.
Che altro dire? 
Buon viaggio.

Con ❤️,
Matteo


*** Bollettino creativo di Sefirot ***

In questo bollettino racconto come gestiamo una casa editrice.
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