Il nostro intero concetto di creatività è sbagliato

Il nostro intero concetto di creatività è sbagliato

Negli ultimi cinque anni ho cercato di migliorare la Creatività delle persone. Ho progettato intùiti, un mazzo di carte per la Creatività — ogni carta rappresenta un archetipo, — e ho sperato che, con il giusto stimolo, le persone avrebbero trovato idee più originali di quelle che potrebbero ricavare da un semplice brainstorming.

Beh, mi sbagliavo. Ho fallito.

Ho provato con più di 4.000 persone e nessuna di loro ha trovato un’idea eccezionale. Arrivavano da me già insoddisfatti — per il lavoro, o per i progetti ai quali si stavano dedicando — e poi se ne andavano, sempre insoddisfatti. Il mio strumento non funzionava bene: guardando gli archetipi delle carte, le persone non trovavano soluzioni… si rendevano semplicemente conto che quello che stavano facendo era in parte, o completamente, sbagliato. Come uno scrittore che cerca idee per un libro che non gli piace, o un dipendente che cerca di spiccare in un lavoro per il quale non ha alcun interesse.

Ho cercato di progettare uno strumento che potenziasse la Creatività della gente e invece non facevo altro che mettere in luce le loro menzogne. Quindi sì, ho fallito. Eppure penso di aver scoperto qualcosa di più importante.

Le persone non sono consapevoli. Per niente. Spesso abbiamo lavori che non ci piacciono, dedichiamo il nostro tempo a progetti che non ci stimolano, in generale viviamo una vita che non ci soddisfa. E per quale motivo? Perché, in sostanza, non sappiamo cosa vogliamo e come ottenerlo.

Le conseguenze di questo atteggiamento sono evidenti intorno a noi. Lavoratori autonomi depressi, imprenditori che hanno scelto la strada sbagliata e si ritrovano stressati sull’orlo del fallimento, dipendenti che si sentono sottoutilizzati. Voglio dire, spesso parlando tra di noi sembra quasi che siamo tutti infelici. E come reagiamo a questo? Scaviamo più profondamente. Diciamo quelle frasi mitiche del tipo: «Dobbiamo trovare un’idea disruptive!» o «Abbiamo bisogno di un concept più innovativo». Appellandoci a quell’abilità che chiamiamo Creatività, cerchiamo di migliorare le nostre performance lungo il percorso sbagliato.

Ma il problema è proprio lì: il nostro intero concetto di Creatività è sbagliato.

È come stare con una persona che non amiamo e inventare centinaia, migliaia di espedienti erotici per incrementare il piacere. Di sicuro quella persona ci dirà: «Ah, quello era fantastico, quello era strabiliante!». Ma non è come un vero orgasmo. Quando amiamo davvero il cervello si spegne, tutto scivola spontaneo e naturale, ed esclamiamo : «Wow! Ma come sono arrivato qua?»

Quindi la Creatività non è l’abilità di trovare idee e soluzioni brillanti. È la conseguenza di aver trovato quel che amiamo.

Ma come ci arriviamo là?

Come ho detto, la maggior parte delle volte non siamo consapevoli. Sappiamo che qualcosa non va, ma non possiamo nemmeno ricordare quel che vogliamo veramente.

Pensiamo ai bambini. Avete mai visto un bambino che non sa cosa vuole? Che fissa un foglio di carta e dice: «Oh, ho un blocco creativo!». No, perché non succede. Un bimbo sa sempre se vuole andare da un punto A a un punto B e, facendolo, trova una serie di soluzioni creative di cui nemmeno si rende conto! E, soprattutto, non fa alcuno sforzo per trovarle. Di fatto, non sa come arriva a B. È quello il vero Flusso Creativo. La vera Creatività.

Quindi che capita quando il bimbo cresce?

Deve ridefinire i suoi obiettivi, concordando con società, scuola, genitori, ecc. Improvvisamente deve focalizzarsi su quello che Deve e preso dovrà andare da un punto A a un punto C. Di sicuro adesso è consapevole, se non altro della sua insoddisfazione! Perché non vuole C, ma deve andare lì. E chiaramente fa uno sforzo per andarci.

Molto presto il punto C sostituisce il B, perché inizia davvero a credere che quel che deve coincida con quel che vuole. Per esempio, potrebbe pensare di voler avere successo, di voler essere sicuro, di voler rappresentare un valore per la società.

Nel tempo in cui diventa adulto, si ritrova in un cerchio del Devo.

Sa che qualcosa non va. In realtà vorrebbe raggiungere B — quel che vuole davvero, ma non riesce nemmeno a ricordare cosa sia! Così inizia a produrre azioni nel cerchio per migliorare la propria vita, aumentare la propria soddisfazione, ma nulla cambia davvero. Sta sprofondando nel percorso sbagliato. E il suo sforzo creativo — se ancora vogliamo chiamarlo “creativo” — è inutile.

Quindi come rompiamo il cerchio?

C’è solo un modo: dire la Verità. La Verità su tutto: i nostri lavori, le nostre aspettative, i nostri sogni. Forse non vogliamo più fare il lavoro che facciamo, o non in quella città, o non in quell’azienda. Forse non sopportiamo più il nostro partner, o forse vogliamo solo essere qualcosa di diverso ed è ora di tagliare i rami secchi.

Ma non basta sapere: dobbiamo dire la Verità ad alta voce e viverla, abbracciarla e comportarci di conseguenza. E questa è la parte più difficile perché non possiamo vedere cosa sta fuori dal cerchio finché non arriviamo là — è come una porta ancora chiusa. Sappiamo che oltre la soglia c’è quel che vogliamo, ma non possiamo descriverlo. È spaventoso, anche perché non abbiamo modo di giustificare le nostre scelte agli altri e nemmeno a noi stessi. Non è come dire: «Lascio il lavoro per aprire un negozio di biciclette e ho un piano sicuro».

Non avremo alcuna certezza. È come un atto di fede. Dobbiamo credere che, se apriamo quello porta, tutto andrà bene.

Quindi cosa succede quando apriamo la porta? Finalmente vediamo e sentiamo cosa vogliamo. Allora il Flusso Creativo ritorna. Non dovremo nemmeno cercare soluzioni per farlo funzionare: scivolerà da sé, come un vero orgasmo.

Ma che significa nella pratica?

Un freelancer potrebbe capire che è meglio lasciar perdere i progetti che non gli piacciono e che, proprio per quella ragione, diventano troppo faticosi, quasi una perdita di tempo.

Un imprenditore potrebbe capire che in due anni non gli piacerebbe lavorare per l’azienda che sta costruendo perché non gli importa poi molto di quel campo.

Uno scrittore potrebbe accettare di non voler scrivere il libro a cui si sta dedicando perché è solo fatto per vendere.

Le conseguenze: risparmiare tempo e davvero migliorare i risultati personali.

Finché resti nel cerchio, puoi certamente avere successo in quel che fai, ma dovrai fare sforzi incredibili e questi sforzi non ti renderanno più soddisfatto. Ma se rompi il cerchio, sarai di fatto più “creativo” e nemmeno te ne renderai conto!

Questo è quello che fa davvero intùiti, e mi ci sono voluti 3 anni per capirlo.

Intùiti aiuta le persone a rompere il cerchio.

Chi lo usa parla ad alta voce usando gli archetipi e a poco a poco svela le proprie menzogne. Ho visto un imprenditore decidere di cambiare il concetto chiave del suo progetto dopo una sessione di dieci minuti, un’impiegata ammettere di aver creato lei stessa le tensioni di cui andava lamentandosi, un gruppo di quattro riuscire finalmente a compilare un business model in comune accordo. Ha cambiato le loro vite? Non saprei.

Quel che posso dire con sicurezza è che intùiti ha migliorato la mia di vita. Senza questo strumento non avrei cambiato due città, lasciato lavori che non mi interessavano e non mi sarei focalizzato sui progetti a cui tengo davvero. E quando le persone mi chiedono come ho fatto a trovare il tempo per lanciare diverse startup, scrivere tre romanzi e fare sperimentazioni creative, dico la verità: che tutti i miei risultati più importanti sono quasi venuti da sé, senza troppo sforzo. Quasi non me ne sono accorto :)

** About Sefirot **

Siamo una casa editrice indipendente focalizzata su strumenti per la creatività.
Nel nostro blog cerchiamo di aiutare altri creativi a essere creativi (o più creativi 😉) e con la rubrica #intuiti raccontiamo come utilizzare uno dei nostri migliori strumenti!

Per maggiori informazioni www.sefirot.it