The Kickstarter Cookbook

Ovvero come lanciare una campagna Kickstarter e non farsi male

The Kickstarter Cookbook
Perché abbiamo scritto questa guida
Abbiamo lanciato diverse campagne Kickstarter di successo e ci viene spesso chiesta la “ricetta per una buona campagna”, così abbiamo pensato di scrivere un articolo con tutto quello che ci sembra importante e poi linkare quello 😂
L’autore
Sono Matteo, co-fondatore di Sefirot, un editore indipendente che si occupa di strumenti per la creatività, e ho alle spalle 4 campagne di successo su Kickstarter (e altrettante per cui ho fatto da consulente). Ho un background da pubblicitario e designer, e sono l’autore di Manuale di sopravvivenza per UX designer (Hoepli).

Iniziamo: cos’è Kickstarter

Kickstarter (d’ora in poi KS) è una piattaforma di crowdfunding (considerata la numero 1 al mondo) che permette di pubblicare un progetto creativo e di raccogliere fondi da sostenitori (backers) in cambio di ricompense (rewards). Se ci servono 10.000€ per realizzare un orologio, invece che andare da un finanziatore a chiederli, possiamo pre-vendere 200 orologi a 50€ l’uno e ottenere in maniera indipendente i fondi di cui abbiamo bisogno.

Le variabili principali di una campagna su KS sono:

  • Durata: possiamo decidere quanto durerà la campagna di raccolta fondi. La durata più comune è di 30 giorni.
  • Obiettivo (Goal): dobbiamo dichiarare quanto ci serve, per esempio 10.000€. Kickstarter è una piattaforma all-or-nothing quindi se non si raggiunge il goal, non si prende niente.

Perché lanciare una campagna Kickstarter

  • Perché abbiamo un sogno da realizzare. È il caso della campagna di intùiti (www.intuiti.it): nel 2013 ho ricevuto decine di «No» dagli editori e, con una certa disperazione, ho caricato il progetto su Kickstarter. Non mi importava di avere un profitto, volevo solo vedere il mio mazzo di carte stampato per davvero.
  • Perché vogliamo validare un prodotto. Abbiamo una grande idea ma nessuno vuole investirci sopra: la mettiamo su Kickstarter, raccogliamo 80mila euro e con quei numeri andiamo da un investitore. Usiamo la vox populi come leva.
  • Per fare bootstrap di un progetto o sì, anche di un’azienda. Alle startup si insegna che, prima ancora di cercare investitori, sarebbe bene trovare clienti: ecco, Kickstarter permette di fare entrambe le cose in un sol colpo. Vogliamo aprire un’azienda che sviluppa orologi? Ne lanciamo uno con Kickstarter e facciamo abbastanza per aprire la società, per riempire un magazzino con la sovra-produzione e possiamo anche profilare i backers per avere un’idea chiara di chi saranno i nostri clienti.
  • Per ridurre i rischi imprenditoriali. Siamo un’azienda già avviata, avremmo anche i fondi per lanciare una produzione, però decidiamo di fare una campagna Kickstarter per ridurre il rischio nel caso in cui il prodotto non venda.
  • Per fare brand awareness. Siamo un’azienda consolidata (più o meno conosciuta) e decidiamo di investire molto in una campagna per raggiungere risultati notiziabili (1 milione di euro, per esempio) e avere una leva di marketing.

Quali sono le caratteristiche chiave del mezzo Kickstarter

  • Accesso a prodotti a prezzo scontato. Quando compriamo un prodotto su Kickstarter in genere lo paghiamo 30-40% in meno rispetto al prezzo che avrà poi in retail (o perlomeno questo è quello che ci viene comunicato– in ogni caso spesso è vero).
  • Rush/Urgency. La campagna Kickstarter ha una durata prestabilita perciò chi è indeciso tende a effettuare l’acquisto perché non potrà farlo dopo. Questa sensazione di urgenza viene accentuata in fase iniziale creando offerte early bird limitate, con sconti più elevati.

Idee comuni – e sbagliate – su Kickstarter

  • I backers sostengono per buon cuore.
    Nella maggior parte dei casi, proprio il contrario. Kickstarter non è una macchina per la realizzazione di sogni attraverso le donazioni di persone generose. All’inizio forse era così, ma oggi è una vera e propria pre-vendita. Chi sostiene un libro lo fa sì per contribuire al sogno ma soprattutto per acquistarne una o più copie. Questo significa che i progetti più adatti per Kickstarter sono quelli in cui il reward è qualcosa di tangibile: un orologio, una tavoletta grafica, un libro, uno skateboard. Per dare un ultimo sgambetto alle illusioni: i progetti migliori sono quelli in cui l’acquisto è più egoistico. Per esempio i prodotti per bambini hanno in media meno successo proprio perché l’acquisto non ha la componente impulsiva del «Lo voglio per me!»
  • I backers arrivano senza sforzo.
    Faccio un bel video, delle belle foto, presento un progetto super creativo e boom: i soldi fioccheranno! Bella cagata… Kickstarter ha una community, è vero, e, se il progetto piace ai curatori, gli verrà data una buona visibilità; tuttavia questo non vi aiuterà più di tanto. Dovete pensare alla pagina Kickstarter come se fosse una landing page: nessuno ci arriverà sopra se non la pubblicizzate!

Dal punto sopra: come arrivano i backers

  • Amici e parenti. Questa è la prima regola in ogni ricerca di investitori. I primi e più accessibili sono le tre F: Friends, Family and Fools. Amici, familiari e matti. Quando avrete lanciato un progetto, spammerete a tutti su Facebook, WhatsApp ecc. E qualcosa da lì arriverà. Vi anticipo una cosa: molti amici non vi aiuteranno, nemmeno di fronte al vostro più sincero entusiasmo, e scoprirete invece dei conoscenti che vi faranno i complimenti e vi sosterranno (attenti alla parte emotiva su questo piano).
  • Community. Se domani la Ferragni lanciasse una campagna Kickstarter, sarebbe un successo. Lo stesso se lo facesse Montemagno. Avete costruito una community intorno al vostro progetto? Quanti sono? 1000, 2000, 5000 persone? Quante di queste persone sosterrebbero economicamente una campagna Kickstarter? Be’, iniziate a chiedervelo.
  • Paid Ads. Pubblicità a pagamento. Quella che vedete su Facebook e Instagram per intenderci. Se avete storto il naso, molto male (bacchettata sulle dita 😂). È il modo più diffuso e spesso il più efficace, o perlomeno il più misurabile e potenzialmente prevedibile. È la stessa cosa che si fa per qualsiasi business online: si investe per ottenere un ritorno. Esiste un indice che si chiama ROAS (Return On Ad Spend) e conviene che sia 3 o superiore: ho investito 1 e mi ritorna 3.
  • Viralità. Questa è la speranza di tutti e nel 99,9% dei casi non se ne vede manco l’ombra. Ho lavorato per anni in pubblicità e tutti i clienti volevano la «campagna virale» o il «video virale»: quelle cose che metti online e, non si sa come, tutti iniziano a ricondividere alla velocità della luce. Be’, quelle cose… non esistono, sono bufale. O meglio: è una bufala pensare di poterlo architettare. La viralità segue la legge dei moti caotici, è del tutto imprevedibile. Quindi ecco… speriamoci, certo, ma non facciamoci affidamento.

Il meccanismo di Kickstarter in soldoni

Dovrebbe essere chiaro dalle informazioni sopra, ma cerchiamo di renderlo più esplicito: il nostro obiettivo con una campagna Kickstarter è raggiungere più persone possibili e far sì che quelle persone pre-acquistino il nostro prodotto. Né più né meno.

Quindi:

  • Più persone arrivano sulla pagina, più acquisti totali ci saranno.
  • Più le persone sono in target (e interessate!), più acquisti ci saranno.
  • Più il progetto è presentato in maniera chiara e accattivante, più acquisti ci saranno.

Facciamo un esempio pratico con la campagna che abbiamo lanciato con Sefirot per Fabula Deck for Kids:

  1. Abbiamo portato 18.489 utenti nel mese della campagna;
  2. Abbiamo raccolto fondi da 1990 sostenitori.

La nostra pagina ha convertito il 9,24% (18.489 diviso 1990). In genere la conversion rate di una pagina Kickstarter è tra il 2% e il 5%. Questo significa, nel nostro caso, che avevamo una buona community in partenza, che il prodotto era presentato bene e che il target di riferimento era stato raggiunto con precisione. Possiamo prevedere che, se avessimo portato sulla pagina 40.000 utenti, anche il nostro risultato sarebbe raddoppiato.

Per avere successo con una campagna quindi è necessario lavorare su:

  • Come si comunica il prodotto (per aumentare la conversion rate);
  • Quante persone si raggiungono (per aumentare il traffico assoluto);
  • Quali persone si raggiungono (sempre per aumentare la conversion rate).

Bonus: ottimizzare con urgency, popolarità e Projects we love.

  • Kickstarter premia i progetti che i curatori trovano più creativi, dando visibilità all’interno di una categoria speciale (Projects we love). Se proponiamo un progetto creativamente interessante è possibile aumentare il traffico senza fatica.
  • Se mettiamo un senso di urgenza ai nostri possibili sostenitori (con delle offerte scontate in numero limitato, per esempio, i famosi early bird), possiamo avere un hype iniziale ed essere così inseriti nei progetti Popular che avranno maggiore visibilità e quindi più traffico dalla piattaforma.

Lista della spesa per una campagna Kickstarter

Passiamo a quel che ci serve per aumentare le nostre possibilità di successo per una campagna:

  • Foto accattivanti del prodotto. Non dovete farle necessariamente in studio – ormai è possibile ottenere buoni risultati con il cellulare e un mix di Photoshop e Lightroom – quindi su questo punto è possibile risparmiare. È importante mostrare il prodotto il più chiaramente possibile e cercare di renderlo desiderabile.
  • Testo di presentazione per la pagina Kickstarter. Questo va scritto in inglese (Kickstarter è una piattaforma internazionale!) e va strutturato con attenzione. Potete utilizzare Cicero per farlo (noi di solito facciamo così 😉) e prendere ispirazione da altre campagne di successo per decidere quali “main point” inserire. In genere bisogna sempre spiegare: a cosa serve il prodotto, quale problema risolve, perché voi siete capaci a farlo, come funziona, come è costruito. Per la scrittura vera e propria potete chiedere a un copywriter (costo tra 500 e 1000 euro) e per la traduzione da italiano a inglese si viaggia intorno ai 7 cent a parola e 3-4 per il proofreading (se lo scrivete voi direttamente in inglese). Per darvi un’idea, la campagna di Fabula for Kids sono circa 1500 parole, 120 euro insomma.
  • Video di presentazione. Su questo ci sono diverse teorie. La nostra è: 2 minuti di video come fosse uno spot pubblicitario + alcuni minuti aggiuntivi in cui i creator ci mettono la faccia, parlando di chi sono e del perché vogliono fare il progetto. Uno script del video scritto bene può costare sui 400 euro (se si fa fare pagina + script del video meglio, il prezzo di può abbassare), mentre lo shooting del video può variare da 0€ (se ce lo facciamo da soli, come abbiamo fatto con Fabula) oppure 3000€ (se chiediamo a un professionista, come nel caso di Fabula for Kids), ma si può anche salire a 10.000€ e oltre, dipende dal tipo di produzione. Noi consigliamo di stare sui 2-3mila massimo.
  • Struttura dei Reward. I «reward» sono le ricompense. Se un backer paga 20€ riceve un’agenda. Se ne paga 35€ ne riceve due. Se ne paga 60€ ne riceve quattro. Potete decidere se fare un prezzo che includa la spedizione oppure se impostare prezzi di spedizione differenti a seconda del paese del backer; noi in genere calcoliamo un prezzo medio e facciamo “spedizione inclusa”. Come decidere i prezzi per i vostri prodotti? In base ai costi di produzione e alle aspettative di mercato. Fate benchmark: se state lanciando una nuova agenda e di solito queste costano tra i 15 e i 30€, vi conviene stare in quel range. Nella struttura dei reward potete valutare delle offerte speciali limitate (solo per i primi 100 backers, per esempio) per indurre un’accelerazione nella crescita della campagna nelle prime ore dal lancio. Vi consiglio di studiare bene le strutture dei reward di altre campagne di successo e di prendere ispirazione.
  • Pre-campagna. Non si lancia una campagna da un giorno all’altro. Questa è una follia. C’è bisogno di costruire una community di partenza. Che sia una lista con 1000 persone iscritte, 500 follower sulla pagina KS (una volta che un progetto viene approvato, è generata una pagina ad hoc dove gli utenti possono cliccare su un pulsante Segui e saranno notificati al momento del lancio), oppure un gruppo Facebook segreto con 300 iscritti, il succo è sempre lo stesso: avere una base di partenza. Quanto costa questa base? Dipende. Nel caso di una community su Facebook si parla di tempo, sudore e creazione di contenuti. Se ricorriamo a una landing page dove presentiamo il progetto e chiediamo a chi la visita di iscriversi a una newsletter che lo/la terrà informato/a sulla data del lancio, quando ci saranno le offerte early bird disponibili (sempre il concetto di “urgency”), possiamo pensare di spendere da 0,50€ a 2,00€ per lead (contatto acquisito). Il costo per lead si scopre facendo le ads e provandole. Però possiamo immaginare di dover spendere 2000€ per raccogliere 1000 lead in pre-campagna.

👉 Parentesi landing page. La landing page avrà quasi di sicuro lo stesso contenuto della pagina Kickstarter quindi il costo per la produzione di copy, immagini e video è già stato sostenuto. Servono però altri elementi per realizzare una landing per fare lead generation:

  • Dominio. Come per ogni sito web, dovete comprarvi un dominio. www.mioprogetto.it – Potete farlo su Godaddy (costa circa 20€/anno).
  • Form per raccogliere le mail. Detto in parole povere, è la casella dove l’utente scrive la propria mail e si iscrive alla newsletter. Va agganciato a un servizio per mandare mail come MailChimp, Sendinblue, Activecampaign (20-30€/mese).
  • Costruire la landing. Si può fare attraverso uno dei servizi citati sopra, oppure montando un Wordpress, oppure pagando un programmatore per farlo (qua i costi possono variare da 200 euro se è un vostro amico a… infinito, meglio farsi fare un preventivo).
  • Copywriter per la landing. Le call to action sono importanti. «Iscriviti» non è sufficiente. «Lasciaci la tua mail» nemmeno. Vanno studiate ed esistono professionisti che possono farlo. «Non perdere le offerte scontate al momento del lancio: lasciaci la tua mail» per darvi un’idea, è già tutta un’altra cosa.

Nice to have

Questi sono ingredienti aggiuntivi. Non sono indispensabili però non sarebbe male averli.

  • Add-on. Vengono anche chiamati upsell. Voglio acquistare un’agenda e ho tre offerte: l’agenda da sola, l’agenda con la cover in pelle, e l’agenda con la cover in pelle e la penna. Aggiungere l’opzione di pagare di più per avere la cover in pelle e la penna vi aiuta ad aumentare quello che si chiama «carrello medio»: vi darà una maggiore marginalità, fondamentale se qualcosa dovesse andare storto in fase di produzione o spedizione.
  • Stretch Goal. Su Kickstarter si imposta un obiettivo minimo – 10.000 euro per esempio – e il progetto viene realizzato solo e se si raggiunge quel goal. Nel tempo i creator hanno inventato una tecnica per generare hype nella community: gli stretch goal. Facciamo un’agenda di stoffa ma… se arriviamo a 20.000 euro la faremo per tutti in pelle e… se arriviamo a 30.000 euro avrà anche il segnalibro e così via. Potete pensarci: dipende molto dal progetto e da qual è il vostro obiettivo “nascosto”.

Parliamo di obiettivo e strategie

Abbiamo detto che il Goal dovrebbe essere la minima quantità di denaro per la realizzazione di un progetto e che Kickstarter è una piattaforma all-or-nothing (o raggiungi il goal o non prendi nulla), quindi se impostiamo un goal di 10.000€ e una durata di 30 giorni ma arriviamo a 9.995 allo scadere del tempo, non prendiamo niente! Essendo lecito superare l’obiettivo – possiamo avere una campagna da 10.000 che dopo 3 giorni sta facendo 30-40mila euro – questo meccanismo apre numerose riflessioni e possibili strategie:

  • Play safe. Come nel caso di intùiti nel 2013. Ero un 24enne squattrinato. Non mi potevo permettere di “andare sotto”, perciò ho fatto i conti precisi e sapevo che 15.000€ era la cifra minima che mi serviva per produrre e spedire a tutti. Con 15mila avrei avuto la differenza di ricavi e costi pari a zero ma, visto che non volevo altro che vedere il mio sogno realizzato, mi andava bene.
  • Investimento variabile. Abbiamo bisogno di 20.000€ ma non siamo sicuri di poter raccoglierne così tanti, allora decidiamo di impostare il goal a 10.000 e poi ci assumiamo la responsabilità di aggiungere quello che manca. Decidiamo che 10.000€ sono meglio di niente!
  • Ricerca dell’hype. Pensiamo di poter raccogliere 100.000€, anche di più, abbiamo una strategia forte, degli investimenti dietro per le ads, allora invece di impostare 100.000 come goal, impostiamo 10.000 e dopo 24 ore possiamo scrivere «Progetto finanziato al 600%» e usarlo come leva di comunicazione.

👉 Parentesi: agenzie di promozione

Abbiamo ormai capito che è tutta una questione di traffico, no? Una volta – parliamo di dieci anni fa – con l’organico di Facebook era possibile fare magie, adesso molto meno. Dire «Se non paghi non esisti» può sembrare esagerato, però non è poi così distante dalla realtà. C’è chi si affida alle agenzie di press office per avere articoli su testate importanti come Wired, TechCrunch ecc. Per la nostra esperienza questo sistema è molto costoso (5.000+ €) e non contribuisce troppo alla generazione di conversioni (le persone che vengono da blog e giornali sono spesso curiosi non in target e finiscono per non acquistare) perciò l’ufficio stampa va bene più che altro per la Brand Awareness: se il nostro goal con la campagna è farci vedere, possiamo valutarlo.

Se invece stiamo cercando di massimizzare il nostro investimento per raccogliere più fondi possibili, allora conviene farci dare una mano da aziende specializzate nella promozione di progetti Kickstarter. Di solito lavorano a percentuale sui fondi raccolti e molto spesso anticipano loro i fondi per le ads. Per darvi un’idea: se il vostro progetto sta andando bene, potreste anche spendere 30mila euro di Facebook ads, ed è meglio se l’agenzia di PR ve li anticipa! Quelle che noi abbiamo provato negli anni sono BackerKit e Jellop. Sono seri, potete fidarvi, e vi consigliamo di contattarli almeno un mese prima del lancio.


Produzione e spedizione

Non fate mai la cazzata (sì, è il caso di dirlo: è proprio una grossa cazzata) di lanciare un progetto su Kickstarter senza avere preventivi della produzione e delle spedizioni.

Se lanciamo un progetto dobbiamo sapere quanto ci costa 1 unità del prodotto se produciamo X unità e quanto ci costa spedirle ai clienti finali.

Per esempio, io devo sapere che:

  • Il libro che ho in mente costa 2,53€ a copia.
  • Devo produrne almeno 2.000 copie per avere il prezzo sopra.
  • Spedire una copia mi costa: 4,60€ ai clienti italiani; 10€ a quelli esteri.
  • Spedire due copie mi costa: 4,60€ ai clienti italiani; 13€ a quelli esteri.
  • E così via…

Come si fa a scoprire queste cose?

Si chiamano i produttori, tanti, in Italia, in Europa, in America, in Cina, fino a che non si trova quello giusto per il progetto. Ogni fornitore ha le sue peculiarità, quindi è necessario farsi fare preventivi e prototipi per trovare il giusto match.

Per le spedizioni si può:

  • Fare tutto da soli in casa. Ci si appoggia a servizi come Poste MiniBox o simili (bisogna andare alle Poste e chiedere i prezzi e le modalità), si preparano tutti i pacchettini e si aspetta il corriere che venga a prenderli (va bene solo se non prevedete di avere oltre 200 backers – altrimenti: incubo).
  • Usare un servizio di Fulfillment. È un’azienda che ha uno o più magazzini: chi vi fa il prodotto lo manda direttamente a loro, i quali preparano tutti i pacchetti per mandarli ai clienti finali (molto più comodo!). Conviene scegliere un fulfillment facilmente raggiungibile dal sito di produzione: se producete in EU potete spedire dall’Italia con CesenaRecapitit, se producete in Cina vi consigliamo ChinaDivision, invece se siete in US allora potete usare ShipAddict.

Business Plan

E arriviamo al momento cruciale: quello del Business Plan.

Non aprite nemmeno un account di Kickstarter se non avete compilato un piano di costi e ricavi. Se non lo fate, il rischio è quello di farvi molto male. Non volete fare una campagna, raccogliere 40.000€ e poi piangere perché dovete spenderne 20mila in più...

Il Business Plan vi servirà per calcolare a quanto vendere i vostri prodotti, quale goal impostare, quanti backers ottenere (e quindi quante persone raggiungere); ossia, vi darà una visione lucida sulla parte economica del vostro progetto.

Avete bisogno di tutte le informazioni che abbiamo citato sopra. Per ricapitolare:

  • Costo minimo della produzione
  • Costo unitario di un prodotto
  • Costi per la realizzazione del prodotto (se dovete ancora pagare illustratori, designer, traduttori ecc.)
  • Costi per la realizzazione degli asset per la campagna Kickstarter (copy, sito, video ecc.)

Qui sotto allego un template ricavato dallo stesso file con cui abbiamo calcolato i prezzi per la campagna di Fabula Deck for Kids. È molto semplice ed è il minimo per non farsi male. Per usarlo basta fare File > Make a copy.

https://docs.google.com/spreadsheets/d/1lsByV9g-G6RDTtZtrKsTqH0h3oOUc-gEvQdJ82RGxHc/edit?usp=sharing

Ho ipotizzato:

  • Un prodotto che abbia un costo di produzione di 2,00€, con una produzione minima di 5.000 copie.
  • I prezzi di spedizione per 1, 2, 5 e 10 unità.
  • Una struttura di reward che preveda opzioni per 1, 2, 5 e 10 unità + due offerte Early Bird (scontate) limitate a 100 backers per offerta. Ho deciso di includere nel prezzo il costo di spedizione.
  • La percentuale di divisione dei backers (studiando altre campagne simili ho stimato che il 65% sceglierà il prodotto singolo, il 31% quello da 2, e il restante quelli da 5 e da 10).

Nelle spese, il costo di produzione viene calcolato sulla base dei dati inseriti sopra; quello di spedizione varia insieme al numero di backers; a questi si aggiungono i costi per realizzazione del video (ho immaginato di fare in autonomia la pagina KS ma di pagare il video 2000€), e in ultimo la fee di Kickstarter (è circa il 10% di quel che si raccoglie).

Attenzione. Non ho inserito alcun costo per Paid ad (come se non avessimo fondi da investire in pubblicità).

Come funziona il file?

Bisogna giocare con il numero di Backers per arrivare al punto in cui costi e ricavi diventano vicini allo zero. Nell’esempio 1 scopriamo che:

  • Abbiamo bisogno di almeno 425 backers per realizzare il progetto.
  • Il progetto deve avere un goal di almeno 18.745€.

E se 425 backers sono troppi? Una soluzione può essere quella di aumentare tutti i prezzi di 5€. Se guardiamo l’esempio 2, il goal da raggiungere è lo stesso (i costi di produzione non cambiano) però avrò bisogno solo di 350 backers. Può andare bene se il prezzo è ancora competitivo.

E se invece arrivassimo a 1000 backers? Torniamo sull’esempio 1 e cambiamo il numero di backers a 1000: raggiungeremmo un goal di 46.000€ e ci ritroveremo in cassa con circa 19.000€. Non male.

Però, invece che farci abbindolare dal guadagno immediato, cerchiamo di ragionare da imprenditori e andiamo a guardare quella voce “Rimanenze” – sono le unità del prodotto che ci rimarrebbero dopo le spedizioni ai backers. Nel primissimo esempio, pur arrivando a somma zero tra costi e ricavi, ci ritroveremmo con 4366 unità, che ovviamente potremo vendere a campagna finita: ecco il nostro vero guadagno! La nostra prima produzione per cui non avevamo i fondi.

E le paid ad?

Ho inserito un piccolo calcolatore che valuta in base al CPC (Costo Per Clic) e alla conversion rate (la percentuale di backers rispetto al numero di utenti che visita la pagina) il costo per backer e quindi il costo totale per raggiungere il numero totale di backers se dovessimo farli arrivare usando solo le ads.

È chiaro che sia CPC che conversion rate sono da testare – bisogna provare per scoprire quali sono i valori reali, che cambiano da progetto a progetto –; per adesso mi sono limitato a inserire dei valori medi.

Cosa significa tutto questo?

  • Se riusciamo a portare 425 backers con le nostre sole forze (con la community, rompendo le scatole ad amici e parenti ecc.), ci stiamo dentro al pelo. Faremo un goal di tutto rispetto e avremo oltre 4000 unità da vendere a fine campagna.
  • Se avessimo speso 2000€ di lead generation in fase di pre-campagna, saremmo sotto di 2000€ (ma con una produzione fatta e un case history di successo, potrebbe valerne la pena).
  • Se dovessimo acquisire metà di quei backers attraverso FB ad, aggiungendo quindi 2.500€ circa, finiremmo per essere sotto di 4.500€ (2.500€ di adesso più i 2.000€ della lead generation). Forse inizia a essere pericoloso.
  • Se avessimo dei soldi da investire e volessimo mirare a 1.000 backers totali potrebbe essere un grandissimo successo: raccoglieremmo abbastanza per ripagare le ads in toto, avremmo una case da 50.000€ (wow) e una rimanenza di oltre 3000 unità.

👉 Piccola parentesi: tasse. Se vi arriva un bonifico da 50.000€, qualcuno vi chiederà di dichiararli e di pagarci sopra delle tasse. Perciò prima di fare una campagna Kickstarter chiamate il vostro commercialista e chiedete cosa potete fare. È possibile che sia necessario aprire perlomeno una partita iva. Non vi fate frenare da questo: spesso è molto più semplice e meno doloroso di quello che sembra 😉


E la creatività?

Siete arrivati fin qui e vi state chiedendo: e i consigli su come impostare il video? E le frasi a effetto per la pagina Kickstarter? E le best practice per l’immagine del progetto? E per il payoff?

Il modo migliore per imparare a presentare progetti su Kickstarter è studiare altri progetti. Quindi: fate benchmark. Cercate i progetti di maggior successo e quelli che vedete e vi fanno dire: «Cazzo, avrei voluto farlo io!» e rubate, rubate, rubate il più possibile 😍

E che altro? Buon lancio 🚀

** About Sefirot **

Siamo una casa editrice indipendente focalizzata su strumenti per la creatività.
Nel nostro blog cerchiamo di aiutare altri creativi a essere creativi (o più creativi 😉) e con la rubrica GetAwayWithCreativity vogliamo raccontare quello che avremmo voluto sapere anni fa.

Per maggiori informazioni www.sefirot.it